Racconto: Gioventù Inerte
Questo racconto è nato da un breve periodo di lieve insonnia mattutina, l'ho creato per dare coerenza alle riflessioni che la mia testa suggeriva di fare, anziché lasciarmi dormire in pace...
Lo potete trovare anche all'interno rivista "Confluenze", in vendita a Cosenza in alcune librerie,

Svegliarsi
di buon mattino è diventata ormai un'abitudine.
Mi sveglio e rifletto, rifletto e mi riaddormento, ancora un po'. La sveglia,
pronta a destarmi dal sonno, è il nemico del domani, è il primo ostacolo alla
realizzazione dei nostri sogni, interrompe sempre tutto nel momento più
sbagliato. Essa è severa maestra della vita, anche quando non suona e ci lascia sognare, quando
dovremmo invece pensare a tenere ben saldi i piedi per terra. Alle sei, anche
oggi, mi son svegliato e ho iniziato a pensare. Riflettevo sul futuro guardando
fuori dalla finestra, lo scroscio della pioggia era ormai più forte e più veloce
dei miei pensieri e assediava, quasi per coincidenza, me e le mie riflessioni sul
domani. Il tepore del piumone primaverile mi conforta e lascia credere che, finché
starò rannicchiato nelle coperte, nulla potrà farmi del male. Sono ormai le
sette e, costretto ad alzarmi, inizio a sorseggiare un cappuccino, così tiepido
che mi fa pensare all'accoglienza che il sig. Futuro ha intenzione di dare a
noi giovani sognatori. Appartengo a quella ristretta cerchia di persone vittime
della procrastinazione che prima o poi verrà divorata dall'idea di non aver
provato a fare qualcosa di più. Il rimpianto, di positivo ha ben poco, logora e
porta all'esasperazione ma è ben più degno di altri possibili risvolti che uno
di noi piccoli adulti potrebbe avere. Sono un virtuoso odiatore di coloro i
quali passano il tempo a lamentarsi dell'inesistenza di miglioramenti all'orizzonte,
detesto tutti quei ragazzi che si abbandonano drasticamente allo sconforto
senza rendersi conto che puntare il dito non pone rimedio ma è un inutile e
temporaneo effetto placebo.
Bisogna anzi alzare le mani e, rimboccandosi le maniche, rendersi conto che, se
l'opinione giovanile nei confronti del domani è così negativa, è solo colpa
nostra. Ciò che sarà è avvolto da un così vasto alone di possibilità che , accecati
da problemi di secondo piano, non riusciamo neppure a coglierne una. Guardo l'orologio
fissato sul muro della cucina, sono le otto e ancora non ho deciso che cosa
fare della mia giornata, allora mi immergo nuovamente nel tepore del mio
piumone primaverile e mi rituffo nel sonno, poi mi sveglio e rifletto, rifletto
e mi riaddormento, ancora un po', forse troppo.